Museo della Civiltà Rurale della Val Leogra.

la mostra permanente

“Contadino: scarpe grosse, cervello fino” recita il proverbio. Ma chi era il contadino? Come viveva?
Un passato non lontano nel tempo, ma radicalmente diverso nel modo di vivere della gente, svela i suoi segreti in una raccolta di 1200 tra oggetti che dipingono un paesaggio umano oggi scomparso.

Il mondo rurale che ci figuriamo è spesso ricco di rappresentazioni sterotipate: la vita nel passato non era solo fatica, povertà, stenti. Il Museo vuole illustrare la vita del mondo contadino, dal punto di vista dei protagonisti, di quanti lo hanno vissuto in prima persona.

Il mondo rurale è documentato per registrare i cambiamenti costanti della società, e per mantenere il patrimonio culturale che appartiene alla gente di oggi, in modo che le generazioni future possano capire e orientare le proprie azioni conoscendo il passato.

Il Museo rappresenta la complessità del mondo rurale, delle sue attività, delle sue conoscenze e tradizioni, attraverso i suoi lasciti materiali: oltre 1200 oggetti tra utensili e macchinari.
Due sezioni, organizzate in spazi distinti, illustrano le diverse attività praticate e l’evoluzione delle attrezzature stesse.

La bellezza di questo piccolo Museo sta nell’essere cresciuto negli anni, grazie al contributo di numerosi contadini che hanno donato la maggior parte degli oggetti e dei macchinari esposti.
Un ricordo e un ringraziamento particolare vanno al dott. Ernesto Bressan che ha sensibilizzato le persone verso quegli aspetti del mondo rurale destinati ad un rapido abbandono nel contesto odierno.

la visita

Il museo permette di ripercorrere interessanti aspetti del recente passato che caratterizzò la vita di molte famiglie dedite ai lavori dei campi, i ritmi delle stagioni e le attività lavorative, le relazioni tra vicinato e parentela. Il visitatore può così cogliere le differenze tra una realtà legata ad un’economia domestica e chiusa e quella che si è trasformata in seguito alla forte influenza di un’organizzazione del lavoro di tipo industriale.

Si possono vedere aratri, seminatrici, “sàpe”, “solcaroi” testimoni della coltivazione dei campi, e altri attrezzi delle attività agricole: è il caso del “ronchéto” per la potatura delle viti; del “torcio” per la spremitura dell’uva; del “tajafoje” per i bachi da seta; dei “rastéli” per raccogliere il fieno.

Al sostentamento dell’economia domestica contribuivano l’allevamento di qualche animale da cortile e del maiale, l’allevamento del “cavaliere”, il baco da seta, e la trasformazione del latte vaccino in prodotti caseari.

In un mondo poco specializzato è diffusa l’arte di arrangiarsi, e il contadino dimostra capacità di svolgere piccoli lavori di artigianato, di falegnameria, di calzoleria. Numerosi gli spazi espositivi ritagliati per queste attività artigianali collaterali: il “socolaro”, lo “scarparo”, il “marangon”.

La vita era ritmata dalle attività agricole stagionali, ma altrettanto era allietata da feste, momenti di spensierata allegria e di convivialità, in cui ci si raccoglieva per ringraziare e per condividere quanto prodotto o, semplicemente, per “fare quatro ciàcole”.
Non possiamo ricreare i “filò”, ma possiamo ricordarli vedendo le fedeli ricostruzioni dei luoghi, fulcro della vita domestica: la cucina, la camera da letto e la stalla.

Tempo di visita: 1h 30’
Le visite al Museo sono condotte da un operatore qualificato.

la storia

Il Museo della Civiltà Rurale della Val Leogra nasce nel 1974 su iniziativa del suo fondatore, il dott. Ernesto Bressan, quando esercitava attività di consulenza presso gli agricoltori della zona per conto del Ministero dell’Agricoltura.
Coinvolgendo ben 108 soci dei Clubs 3P di Schio, Malo, Molina e Isola Vicentina, diede avvio alla raccolta di materiali che documentano la vita rurale della Pedemontana veneta e, in particolare, della Val Leogra, databili tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. La sua sensibilità era incentrata su quegli aspetti del mondo rurale che le recenti innovazioni tecnologiche destinavano ad un veloce abbandono: si cominciò la raccolta di quanto ancora disponibile nel territorio capace di testimoniare le tecniche di lavorazione e di trasformazione di ciò che veniva coltivato e prodotto localmente.

Grazie al contributo entusiasta dei numerosi agricoltori, nel 1976 si inaugurò ufficialmente una prima raccolta, costituita da circa 300 oggetti, che trovò sede nei locali della Cantina Sociale di Malo.
Quattro anni più tardi si inaugurava il Padiglione Macchine allestito nelle pertinenze della stessa, recuperando i capannoni mobili utilizzati dall’I.P.A per le mostre e le fiere di bestiame. Venne impiegato per ospitare quei macchinari e attrezzature ingombranti.
La raccolta di beni da allora non si è più interrotta. Ad oggi un migliaio sono le attrezzature ospitate presso la Cantina e circa duecento quelle nel Padiglione.

INFO

Indirizzo: via Pasubio, 13 – 36034 Malo (VI)
T. 340 365 6376 (Giulia) | 0445 602087
Email: info.museovalleogra@gmail.com

COME RAGGIUNGERCI

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